Un mondo difficile da circoscrivere e definire quello dell’agricoltura sociale: se ne è parlato questa mattina a Roma, all’Hotel Palatino di Corso Cavour, durante il convegno “Partecipazione, appartenenza e comunità. Percorsi di agricoltura Sociale”, organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dal Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), l’Inapp e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Al Convegno sono intervenuti, tra gli altri, Emilio Gatto, Direttore Generale dello Sviluppo Rurale, Massimiliano Deidda, Responsabile Struttura Inclusione Inapp, Francesca Giarè (Crea-PB), Daniela Pavoncello (Inapp), Sabrina Bonomi, Economista della Scuola di Economia Civile, la professoressa dell’Universitàdegli Studi di Perugia, Bianca Torquati. Presenti anche operatori sociali del terzo settore e dei servizi socio-sanitari, imprenditori, organizzazione del volontariato, le istituzioni scolastiche.
La Semente è stata selezionata come una delle 5 best practices in Italia, distintasi anche per progettualità e per l’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti svantaggiati. L’agricoltura sociale infatti rappresenta un’opportunità per favorire la cittadinanza attiva di persone che spesso si trovano (per difficoltà fisiche o psichiche, condizioni di disagio, dipendenza, detenzione o altro) a vivere in condizioni di marginalità.
Necessario a riguardo fare il punto sulle pratiche di agricoltura sociale: sono stati infatti presentati i risultati di una ricerca realizzata nel corso del 2016 dal Crea, nell’ambito delle attività della Rete Rurale nazionale, e dall’Inapp, in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità istituito presso il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali. Anche La Semente ha fatto parte del campione statistico per il rilevamento dei dati scientifici, che hanno fornito un quadro utile ad allargare la base di conoscenza per fornire nuove risposte agli operatori del settore, oltre alla fotografia di un mondo variegato e complesso.
Su un database di circa 1.200 operatori di Agricoltura Sociale, è stato rilevato che le aziende agricole che svolgono attività di agricoltura sociale sono maggiormente presenti in Toscana e Sicilia. Su 1090 operatori, inoltre, è stato possibile definire con esattezza la collocazione sul territorio nazionale: risultano distribuiti su oltre 800 comuni. In 556 comuni sono presenti fino a 3 realtà, in 61 da 3 a 5, in 19 da 5 a 10 operatori e solo su 4 comuni sono presenti più di 10 realtà di agricoltura sociale.
Il 18 agosto 2015 inoltre è stata emanata la legge nazionale n. 141 contenente le “Disposizioni in materia di agricoltura sociale”. La Legge promuove l’agricoltura sociale, quale aspetto della multifunzionalità delle imprese agricole finalizzato allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento socio-lavorativo, allo scopo di facilitare l’accesso adeguato e uniforme alle prestazioni essenziali da garantire alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio nazionale e in particolare nelle zone rurali e svantaggiate.
Complessivamente, la superficie interessata dall’agricoltura sociale è pari a quasi 6.000, il 6% di questo è costituito da superfici confiscate alle mafie. Inoltre, il terzo settore è la forma più presente nelle aziende con meno di 4mila euro di fatturato, le società di persone o di capitali tra quelle con fatturato tra 25 e 100mila euro, mentre le aziende individuali prevalgono nel segmento 25-50mila euro.